mercoledì 25 maggio 2011

Quando i cani diventano eroi di guerra

Questa è la storia di Tom, un cane che ha partecipato alla guerra delle Malvine insieme a tanti altri soldati (eroi) argentini. Il racconto è a cura di uno di loro, il Caporal Maggiore Omar Liborio. La traduzione l'ho fatta io, e vi chiedo scusa per gli eventuali errori...

"...Il camion aspettava fuori, insieme ai miei soldati e alle attrezzature. Presi un mucchio di giacche e corsi in fretta, ma mi attraversò un cane e mi fece cadere. Maledicendo mi alzai e ripresi a correre, ma il cane mi fece cadere ancora. Arrabbiato, lo presi in mano e gli dissi "Mi prendi in giro? Allora vieni con noi alle Malvine", e lo buttai sul camion.

Dopo aver visto il cane, il soldato Cepeda mi chiese "Cos'è questo mio Caporal Maggiore? Come si chiama il cane?" Ridendo risposi "da adesso in poi si chiama TOM, visto che stiamo andando al Teatro di Operazioni delle Malvine".
 
Presto divenne  il più coccolato e amato da tutti, era sempre insieme a noi, e a volte dovevamo nasconderlo dai superiori, in modo che durante le ispezioni era sempre dentro una giacca o una borsa, da dove usciva fuori solo il suo naso per respirare.
 
Dopo qualche giorno di attesa a Santa Cruz, partimmo in un aereo Ercole verso le Isole Malvine, portando il nostro personale, due cannoni Sofma, un Unimog e, naturalmente, Tom, che a quel punto era ormai un altro soldato del  Gruppo Artiglieria 101.

Già nelle Malvine Tom è stato un bravo artigliere. Quando c'erano dei bombardamento contro i britannici, si fermava davanti al serbatoio come i migliori combattenti; sempre abbaiava e giocava con chi era triste per incoraggiarlo.

Quando c'era l'allerta per un bombardamento navale era il primo a lasciare il rifugio per cercare il soldato più lontano e l'ultimo a coprirsi; molte volte intuiva i bombardamenti aerei prima che l'allarme staccasse, e lo dimostrava abbaiando in un modo che ormai tutti capivamo. Condivideva con noi il cibo, e i soldati gli avevano fatto una giacca da cappelli di lana e sciarpe.
  
L'11 giugno 1982, alle 11:15, un aereo "Pirata" si lanciò freneticamente sulla nostra posizione e cominciò a bombardare il nostro cannone, che scoppiò; tutti corremmo ai ripari e Tom, come al solito, era in piedi su una roccia dando l'allarme. L'aereo poi fece un altro passo, questa volta con un furioso bombardamento sulle nostre truppe che respingevano l'attacco con le armi, in molti sono stati feriti (tra cui me), e Tom, che ancora correva avvertendo tutti fino alla fine è stato colpito dalle schegge...il fumo e l'odore di polvere da sparo riempiva il luogo.
 
Feriti come eravamo, incominciammo a cercare Tom, e lo trovammo immobile, disteso su una pietra, con i suoi grandi occhi neri guardandoci e spegnendosi lentamente con un addio ai suoi compagni. 
Lì restò per sempre il nostro carissimo Tom, il nostro cannone e miglior testimone di questa storia di guerra.
Là, nella fredda torba delle Malvine, lui è stato un altro bastione argentino, che insieme agli eroi che diedero la loro vita per la Patria, ci fanno capire il vero significato della sovranità e uno speciale stile di vita. 
 
Quando tornai al continente, in onore di lui, tutti i cani che ho avuto si chiamarono Tom, e così sarà per il resto della mia vita.

Tom nelle Malvine è stato il mio migliore amico. E io...non mi dimentico mai dei miei amici!"... 

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